Pubblicati da Sara Giacomelli

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1905

LA VICTORIA. LA PRIMA MACCHINA

Il giovane Pier Teresio si dovette subito render conto che il mondo dei locali pubblici e delle caffetterie stava cambiando, così come si era reso conto che le macchine in funzione negli stessi locali non erano più adeguate ai tempi, sia per concezione tecnica, sia per la loro estetica. Egli si propose pertanto di costruire una macchina di tipo nuovo, una macchina che doveva assicurare la velocità di uscita della estrazione e dare massima facilità e sicurezza d’esercizio. Aveva inoltre bene in testa che per ottenere questo occorreva rivoluzionare il cuore della macchina: la caldaia. Sfruttando l’esperienza tecnica acquisita a scuola e soprattutto quella derivantegli dalla confidenza avuta con le locomotive durante il servizio militare, che gli aveva consentito di apprendere ogni più piccolo segreto del funzionamento delle caldaie a vapore, si mise all’opera e concepì una macchina adatta allo scopo che si prefiggeva.

1910

SISTEMA DI RUBINETTO DOPPIO

Nel 1910 Pier Teresio Arduino si dedicò al suo miglioramento ed al progetto di un nuovo apparecchio: era questa volta non più una macchina atta al solo riscaldamento del caffè già preparato in precedenza, ma una vera macchina per la preparazione istantanea della bevanda. Il nuovo apparecchio, che naturalmente sfruttava tutta l’esperienza del precedente, aveva da un lato la maniglia portafiltro con attacco rapido per la preparazione del caffè espresso e dall’altro un recipiente con filtro contenente la polvere di caffè che poteva essere compressa e spremuta, alla fine dell’infusione, a mezzo di un pistoncino a vite per cavarne tutto l’aroma. La sua nuova creazione è stata brevettata nel 1910 il numero 108873 con registrazione n. 325/15910.

1920

LA MACCHINA TIPO FAMIGLIA

Fra i modelli di macchina sfornati in questo periodo dalla Victoria Arduino c’era quello denominato ‘tipo famiglia’, completamente cromato, a funzionamento elettrico, ch’era un vero gioiello di tecnica e d’estetica e che poteva preparare da una a sei tazze di caffè. La macchina era alta appena 30 cm e quando si otteneva in caldaia la pressione ottimale del vapore, aprendo il rubinetto posto alla sommità, l’acqua veniva spinta fuori attraverso la polvere di caffè.

1922

LA MACCHINA MURALE

La ‘macchina murale’ era veramente originale: veniva imbullonata al muro del locale ed era alimentata con acqua che proveniva direttamente dalla tubazione dell’acquedotto mediante la spinta di una pompa a stantuffo, azionata mediante una leva manuale, che ne inviava la giusta quantità al riscaldatore, che poteva essere elettrico o a gas o d’altro tipo. Questa macchina avrà successivamente un’evoluzione tale che prevedeva a vista sul muro del bar, dietro al bancone di mescita, i soli gruppi portafiltro, con la macchina vera e propria installata dietro la parete in locale attiguo.

1927

LA MACCHINA CON POMPA

Nel 1926 la Victoria Arduino aveva presentato domanda di privativa industriale, il cui attestato venne rilasciato nel 1927, per un sistema atto ad ottenere il caffè usando non più il vapore ma l’acqua a temperatura inferiore a quella di ebollizione. Per dare pratica realizzazione a questo brevetto fu costruita una macchina a due gruppi, ciascuno dei quali era equipaggiato con una pompa manuale che tramite un pistone forzava il passaggio dell’acqua, fornita al gruppo a temperatura inferiore a quella d’ebollizione, attraverso il caffè.

1946

WAT SERIES.LUIGI CACCIA DOMINIONI

Nel 1946 la Victoria ha collaborato con Luigi Caccia Dominioni, architetto e designer riconosciuto in tutto il mondo. Il famoso architetto si occupò del design della “serie WAT”. La macchina da caffè “serie WAT” aveva il modello “Unovat” a un gruppo, al “Supervat” e “Watt” a quattro gruppi.

1951

MOBIL BAR

Nel 1951 Victoria Arduino fabbricò anche un carrello trasportabile, tipo chiosco, denominato ‘Carrel bar’, con la caldaia della macchina funzionante a gas in bombola, per i baristi ambulanti.

1953

MOBIL BAR

Nel 1951 Victoria Arduino fabbricò anche un carrello trasportabile, tipo chiosco, denominato ‘Carrel bar’, con la caldaia della macchina funzionante a gas in bombola, per i baristi ambulanti. Questo bar mobile in poco tempo si affermò e venne a far parte del paesaggio delle fiere più importanti, e si poté vedere subito in funzione soprattutto nelle principali stazioni ferroviarie, sui marciapiedi di partenza dei treni.